Il valore delle parole
La situazione in Medio Oriente appare gravissima. Dopo l'incursione di alcuni Hezbollah in territorio israeliano, che ha portato alla cattura di due soldati d'Israele e l'uccision di un numero imprecisato, è avvenuta la dura risposta del Governo Olmert con il bombardamento di una centrale elettrica libanese ed il richiamo di 6000 riservisti, in quanto sui considera l'accaduto come opera di uno stato sovrano e dunque una dichiarazione di guerra.
Le cose sembrano precipitare al momento e sembra che l'equidistanza di UE ed Onu non giovi al rasserenamento.
E' però sconcertante la dichiarazione (tratta dall'ANSA) di "Siria e Iran che hanno giustificato oggi - per bocca del vice presidente siriano, Faruk al-Sharaa, e del segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano, Ali Larijani - l'attacco dei guerriglieri Hezbollah. "L'occupazione è la principale ragione e fonte di provocazione contro i palestinesi e i libanesi, e perciò esiste una resistenza palestinese e libanese", ha dichiarato al-Sharaa. "Decine di migliaia di bambini, donne e uomini palestinesi sono nelle carceri israeliane. Allora perchè tanto rumore per uno o più prigionieri israeliani?", ha affermato Larijani."
Che un atto aggressivo nei confronti di un'altro stato sia definito resistenza non appare casuale ed il timore che un tale rovesciamento del senso comune eccheggi intepretazioni formulate in precedenza in Europa (e specialmente in Italia) e sia usato per giustificare ogni attacco al nemico non sembra essere infondato.
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